Lo sconosciuto (parte seconda)

Carissimi, eccovi la seconda parte della meditazione su “Lo sconosciuto”. Come vi accennavo nello scorso articolo – in diverso modo -, questa meditazione è di una rara finezza spirituale.  Ci permette di scrutare le profondità del nostro cuore e di cogliere come purtroppo possiamo facilmente incappare – anche inconsciamente – in una grande trappola: usare la sofferenza/bisogno dell’altro/degli altri come occasione attraverso cui mettere in mostra noi stessi… o peggio come luogo in cui esercitare un potere o addirittura generare violenza. Sono parole forti, che nessuno vorrebbe sentire su di sé. Ma sono dinamiche che tutti abbiamo dentro. Con la grazia e nella luce del Risorto possiamo però riconoscerle e pian piano lasciare che vengano trasfigurate in autentica compassione! Nel Signore vi benedico. don Alessandro

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PER LA MEDITAZIONE

Lo sconosciuto (parte seconda)

Che cosa ha a che fare la storia di Adam con le grandi sofferenze del mondo? Ci offre un barlume del mistero che ogni sofferenza ha una qualità nascosta, una qualità di estraneità. La nostra tentazione è quella di guardare alla sofferenza considerandola grande, spettacolare, rumorosa e imponente, la sofferenza che grida con impazienza: «Che cosa fai a questo proposito?». Ma al centro di tutta la fame, la mancanza di alloggi, la violenza, la tortura, la guerra e la minaccia nucleare vi è un’angoscia nascosta, una tacita agonia, un’invisibile solitudine che nessuno vuole toccare. Gesù l’ha toccata, l’ha vissuta e l’ha portata nella tomba dove è risorto a vita nuova.

Quando non riconosciamo questa qualità nascosta della sofferenza possiamo essere facilmente indotti ad assumere la posizione di chi risolve i problemi e che, nella sua foga di aiutare, aggiunge violenza a violenza. Vi è una qualità immensamente seduttrice nelle grandi sofferenze del mondo: possono persino avere per noi un grande fascino. Innumerevoli persone generose, desiderose di essere al servizio del mondo, sono state sopraffatte dalle forze che cercavano di sconfiggere. La rabbia, il risentimento, la rivalità e persino la vendetta di tanta gente pacifista ce lo ricorda dolorosamente.

Gli Adam tra noi, che vivono una tacita angoscia che non possiamo raggiungere col nostro bisogno di aiutare, ma soltanto con la nostra stessa povertà interiore, continuano a rivelarci la sofferenza al di là di ogni sofferenza. È la sofferenza senza voce di un’umanità spezzata che non può essere identificata con nessun gruppo, nessuna razza, nazionalità o cultura. È la sofferenza nascosta non soltanto nel cuore dei poveri e degli oppressi in America Latina, ma anche nel cuore del ricco uomo d’affari, dell’avvocato di successo, della famosa star del cinema. È la sofferenza nascosta non soltanto nel cuore dei bambini malnutriti delle giovani città alla periferia di Lima, in Peru, ma anche nel cuore degli studenti depressi e malati di solitudine a Yale o ad Harvard. È la sofferenza nascosta non soltanto nel cuore di coloro che vivono nei campi di concentramento in Siberia, nei campi profughi lungo il confine cambogiano e nelle prigioni sparse in tutto il mondo, ma anche nel cuore di coloro che vivono nei grandi monasteri, nelle splendide proprietà, negli spaziosi appartamenti di città. È la sofferenza nascosta non soltanto nel cuore di coloro che vengono violentemente sequestrati, torturati e messi a morte, ma anche nel cuore dei giovani gay che aspirano disperatamente a un affetto, delle donne divorziate che cercano un nuovo principio e degli anziani che attendono per lunghe ore una visita. Si, è questa profonda sofferenza silenziosa che non lascia indenne nessun essere umano.

Solo riconoscendo questa sofferenza nascosta, che lega il nostro cuore al cuore di tutti gli esseri umani, possiamo diventare persone veramente compassionevoli che non aggiungono violenza a violenza con le loro buone intenzioni, ma che si chinano con reverenza davanti al sacro spazio vuoto nel quale Dio ha scelto di deporre il suo corpo spezzato e ferito e dal quale è risorto.

L’Arca (comunità per disabili) viene data al mondo per ricordarci la qualità nascosta di ogni sofferenza e per chiamarci a vivere la nostra piccola vita in compassionevole solidarietà con tutta l’umanità, un’umanità destinata a risorgere come nuova creazione.

La mia intuizione è che andando verso i sofferenti al di là di ogni sofferenza veniamo anche in contatto con la fonte della gioia, proprio perché la gioia non è l’opposto della sofferenza, ma è nascosta al suo stesso centro. La vera gioia si trova quindi allorché andiamo verso il cuore stesso della tomba vuota dell’umanità.

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UNA PROPOSTA PER LA PREGHIERA

Raccogliti  per qualche minuto e chiedi a Dio la grazia del silenzio interiore. Quindi leggi lentamente il brano tratto dal libro del profeta Isaia e lascia che ogni parola echeggi nel tuo cuore.

1Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
2È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
3Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
4Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
5Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
6Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
7Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca. (Is 53,1-7)

Dopo una breve pausa di silenzio, concludiamo la nostra preghiera con le parole di don Tonino Bello.

Spirito Santo, dono del Cristo morente,
fa’ che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero.
Trattienila ai piedi di tutte le croci, quelle dei singoli e quelle dei popoli.
Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini.
Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto,
e ripeta con il salmo: “Le mie lacrime Signore raccogli” .
Rendila protagonista infaticabile di deposizioni dal patibolo,
perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre.
In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza.
E donale di non arrossire mai della croce,
ma di guardare ad essa come l’antenna della sua nave,
le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano.
Amen.

PREGHIERA CONCLUSIVA

O Padre, che nella risurrezione del tuo Figlio ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, rafforza in noi la fede e la speranza, perché non dubitiamo mai di raggiungere quei beni che tu ci hai rivelato e promesso. Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA MARIANA

Regina del cielo, rallegrati, alleluia:
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.