Li chiama sogni. E ne ha fatti quattro per la Querida Amazonia, l’esortazione che papa Francesco ha indirizzato come una lettera dallo stile originale per aiutare a «risvegliare la preoccupazione per questa terra che è anche “nostra”», dato che è vitale per noi e riguarda tutta la Chiesa per le sue problematiche. Anzi, è terra che per il Papa rappresenta una «totalità» e un «luogo teologico» che obbliga la Chiesa a non dimenticarsi di come essere tale non solo in Amazzonia.
In quarantuno pagine, nella sua quinta esortazione firmata il 2 febbraio scorso, il Papa ha così risposto al documento finale del Sinodo sull’Amazzonia, conclusosi nell’ottobre scorso, declinando quanto auspica in quattro ambiti: sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale. E in 111 punti, offre soluzioni concrete dentro una visione che indica con puntualità le vie per un’Amazzonia «che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa». Che «difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana». Che «custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita». E abbia comunità cristiane «capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici». (estratto da Avvenire)